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Val Pellice tra storia, origini, turismo e sport della valle del Piemonte dei Valdesi

La val Pellice è la più meridionale delle valli della provincia di Torino che deve il suo nome al torrente che la attraversa, il Pellice, primo affluente di sinistra del Po. Dista circa 50 Km da Torino, confina a nord con la Val Chisone e con la Val Germanasca, a ovest con la Francia, a sud con la Val Po in provincia di Cuneo, e ad est, dove si apre la pianura, con il Pinerolese.

La Val Pellice è conosciuta  perché in essa si radicò uno dei movimenti ereticali medievali, i valdesi, che hanno rappresentato fino al XIX secolo, l’unica chiesa riformata protestante presente sulla penisola italiana. Ma il territori fu anche zona strategica di passaggio e di conquista di diverse invasioni francesi che sviluppò una cultura, soprattutto legata all’economia della montagna.

Oggi la montagna in Val Pellice, ha un ruolo centrale soprattutto grazie all’attività di produzione agricola che ha contribuito alla salvaguardia dell’ambiente ed al mantenimento di una situazione ecologicamente in equilibrio.

Si hanno prove che la Valle sia stata popolata da alcune tribù a partire dal neolitico, grazie al rinvenimento di incisioni rupestri e al ritrovamento di arnesi litici (asce, coltelli, grattatoi) e di cocci di ceramiche di quel periodo.
I Romani hanno conosciuto queste popolazioni, genericamente chiamate “liguri”, verso il I secolo a.C, quando erano già mescolate ai Celti.

Molte tracce del loro passaggio sono rimaste.
L’occupazione romana si completa nel primo secolo, senza lasciare troppe tracce della loro permanenza. Infatti, ciò che interessava i Romani era esclusivamente assicurarsi i transiti alpini verso la Gallia, attraverso il Moncenisio e il Monginevro.
Ma negli ultimi decenni dell’impero romano, mentre il Piemonte veniva percorso da orde di barbari, la Val Pellice godeva di una certa autonomia barcamenandosi fra il pericolo franco e la minaccia bizantina, fino alla fine del regno gotico (555) e fino ad oltre la venuta dei Longobardi.
Quando, nel 774, i Franchi abbatterono definitivamente i Longobardi, Carlo Magno, diventato signore delle “Alpes Cotiae”, le inserì nell’ordinamento del Comitato di Torino.
Nel IX secolo piombava sulla Valle il flagello dei Saraceni. La loro cacciata definitiva avvenne verso il 985, lasciando le vallate alpine spopolate e disorganizzate. Alla fine di questo periodo si assiste allo sviluppo dei grandi monasteri, con vaste proprietà, risorti su quelli distrutti in  precedenza.
Alle famiglie signorili che avevano collaborato alla cacciata dei Saraceni, furono assegnate in premio dei feudi, tanto che l’undicesimo secolo può segnare l’inizio della storia della feudalità nella Valle.

La presenza dei valdesi ha determinato in modo fondamentale la storia e l’identità della Val Pellice.
I valdesi, o “poveri di Cristo” come si definivano, si costituirono alla fine del XII secolo a Lione, al seguito di un mercante di nome Valdo che, una generazione prima di Francesco, si impegnò a vivere la povertà evangelica.

Grande importanza hanno l’hockey sul ghiaccio ed il pattinaggio, praticati presso i due palazzetti del ghiaccio di Torre Pellice: lo storico impianto Filatoio ed il nuovo palazzetto “Olimpico – Cotta Morandini”, in cui gioca l’Arce Valpellice.

Presso quest’ultimo impianto si sono svolti le sedute di allenamento durante i Giochi olimpici invernali di Torino 2006 e le gare di hockey delle Universiadi di Torino 2007.

Per l’escursionismo ad alta quota in Val Pellice ci sono alcuni rifugi alpini ed è possibile visitare la conca del Pra  l’itinerario escursionistico per eccellenza della Val Pellice.

Il percorso parte dalla borgata di Villanova a 1225m (Bobbio Pellice) e richiede circa due ore per superare un dislivello di oltre 500m.

Quando si raggiunge l’ampia conca, la vista sul pianoro è spettacolare: al tipico prato di montagna si intercalano vari boschetti di larici. Sui due lati si stagliano ripidi versanti boscosi mentre il fondovalle è chiuso da una catena rocciosa di vette. Fare pic-nic o bivaccare in questo luogo è un’esperienza estremamente piacevole dopo la fatica prodotta dai 500 metri di dislivello.

Nella conca del Pra si trovano il rifugio Willy Jervis, l’agriturismo Catalin e la Ciabota dove si può mangiare e pernottare. I più  sportivi invece possono considerare la conca del Pra come una base di partenza per molte escursioni più impegnative, tra cui: Colle della Croce che si trova sul confine francese, raggiungibile in circa due ore salendo sulla destra del Rifugio Jervis, un valico alpino che mette in comunicazione la Val Pellice con il Queyras e divide le Alpi del Monviso dalle Alpi del Monginevro- Conca del Barbara a sinistra del rifugio parte la strada che porta al giardino botanico Bruno Peyronel, (uno dei più alti d’Europa) particolarmente ricco di fioriture nei mesi di luglio e agosto. In pochi minuti si arriva al Col Barant, dove si trova l’omonimo rifugio; scollinando, si scende verso la Comba dei Carbonieri, con la conca del Barbara, dove si trova il rifugio Barbara Lowrie.

Monte Granero che si trova verso il fondo della conca, attraversato l’alpeggio di Partia d’Amunt, si raggiungere il Lago Lungo, il Rifugio Granero e tentare la facile scalata del Monte la vetta più alta della zona con i suoi 3.171 metri, nello spartiacque tra la Val Po e la Val Pellice. Dalla cima del Granero si gode una vista grandiosa sul Monviso e su tutto l’arco alpino occidentale.

Colle Manzol,raggiunto il rifugio Granero e superato il Lago Lungo è ben segnalato il sentiero che porta al Colle (2700 m) dal quale si può scendere verso la conca del Barbara. Bric Bucie,sullo spartiacque tra Piemonte e Francia, così come tra val Pellice e val Germanasca, è raggiungibile dallo stesso sentiero che sale al Pra e dopo Crosenna devia verso il bivacco Soardi.

Il monte è alto 2998 e la vetta si raggiunge attraverso passaggi in roccia fino al III grado; il percorso è classificato alpinistico con grado di difficoltà F+Tutte le montagne intorno all’Oasi sono ricche di stelle alpine, di artemisia da cui si ricava il liquore Genepì, e di marmotte e stambecchi.

La zona ha una ricchezza botanica eccezionale ed in primavera-estate è possibile osservare la fioritura di tutte le principali specie di erbe alpine.


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