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Storia

Il Principato di Lucedio, l’abbazia cistercense da cui origina la coltivazione del riso italiana

Il Principato di Lucedio ha una storia lunga nove secoli. Si tratta di un’abbazia tra le risaie del vercellese dove arrivò e si diffuse il primo riso coltivato in Italia. Il Principato di Lucedio occupa una superficie di cinquecento ettari a fianco del Parco naturale Del Bosco delle Sorti della Partecipanza.

Il Principato di Lucedio fu fondato dai cistercensi nel 1123, si trova al centro di un territorio  bonificato nel Medioevo dai monaci fondatori dove nasce la coltivazione del riso italiana. Dell’abbazia oggi restano il salone dei conversi, la sala capitolare, la chiesa antica con il suo campanile e la seconda chiesa, oltre ad un’azienda agricola per la produzione del riso.

L’abbazia fu fondata nel primo quarto del XII secolo ad opera di monaci cistercensi provenienti dal monastero di La Ferté a Chalon-sur-Saône, in Borgogna, su terreni donati loro dal marchese Ranieri I del Monferrato della dinastia degli Aleramici. L’abbazia venne eretta come struttura fortificata ed assunse la denominazione di abbazia di Santa Maria di Lucedio.

Nel corso del medioevo, l’abbazia svolse un ruolo di primo piano nella storia del Marchesato del Monferrato, essendo uno dei luoghi sacri più legati alla famiglia aleramica. Il patrimonio terriero dell’abbazia si estendeva alle grange di Montarolo, Darola, Castel Merlino, Leri, Montarucco, Ramezzana, Secondo un uso dei cistercensi ipossedimenti del monastero venivano divisi in grange, che erano dirette da un fratello converso che coordinava il lavoro di contadini salariati.

Nel 1457  il monastero divenne una Commenda, sotto il patronato dei Paleologi, marchesi del Monferrato per poi passare ai Gonzaga subentrati a Casale nella reggenza del Monferrato.

Nel 1784 l’abbazia venne secolarizzata e le sue grange divennero parte della Commenda Magistrale dell’Ordine dei Santi Maurizio e Lazzaro che nel 1792  conferì la commenda al duca Vittorio Emanuele I di Savoia. Con Napoleone la proprietà di Lucedio passò a Camillo Borghese, a risarcimento delle collezioni d’arte che gli erano state requisite a Roma.

Caduto Napoleone le proprietà vennero divise in lotti e cedute a vari soggetti. Il lotto relativo al  complesso abbaziale di Lucedio passò sotto il controllo del Marchese Giovanni Gozzani di San Giorgio e poi al Duca Raffaele de Ferrari di Galliera, al quale i Savoia conferirono il diritto di fregiarsi del titolo di Principe del Principato di Lucedio, che attualmente appartiene alla famiglia Cavalli d’Olivola.

Oggi Il Principato di Lucedio è una  fiorente azienda agricola che produce riso di qualità e una location per matrimoni ed eventi.


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