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Wolfgang Beltracchi a Torino: la mostra “L’invenzione del vero” a Spazio Musa
A Spazio Musa il genio ribelle dell’arte contemporanea. Tele, digitale e NFT per raccontare la rinascita di Wolfgang Beltracchi, l’uomo che ha ingannato il mercato reinventando i maestri del Novecento.
TORINO – «Non ho mai copiato un’opera. Ho dipinto quadri che non esistevano, ma che avrebbero potuto esistere».
Con questa frase Wolfgang Beltracchi riassume tutta la sua visione dell’arte. Il celebre artista tedesco, noto come il “falsario più geniale del dopoguerra”, arriva a Torino con una mostra che racconta la sua trasformazione.
La mostra “L’invenzione del vero” a Spazio Musa
Dal 31 ottobre al 19 novembre 2025, Spazio Musa ospita la mostra “L’invenzione del vero”, curata da Francesco Longo.
L’esposizione ripercorre il percorso di Beltracchi dopo la sua condanna, mostrando un artista che ha scelto di trasformare il passato in libertà creativa.
Le opere raccontano la sua rinascita e la sua capacità di fondere epoche e linguaggi diversi, dal cubismo al pop, dal surrealismo al digitale.
Il “Salvator Mundi” secondo Beltracchi
Al centro della mostra c’è la serie dedicata al Salvator Mundi, l’iconica immagine di Cristo resa celebre da Leonardo da Vinci.
Beltracchi la reinterpreta attraverso gli stili di Van Gogh, Picasso, Dalí e Warhol, trasformando il volto sacro in simbolo della società moderna.
In queste opere, il Salvator Mundi diventa un riflesso del mercato dell’arte, dove il valore economico supera spesso quello artistico.
Ogni dipinto è una domanda aperta: cosa rende autentica un’opera d’arte?
“Il tempo è un pigmento”
Nel testo critico della mostra, Francesco Longo descrive Beltracchi come un artista capace di “plasmare epoche e contaminare linguaggi”.
Secondo il curatore, “il tempo è un pigmento” che l’artista mescola ai colori per ricreare epoche e stili, dissolvendo i confini tra verità e menzogna.
Dalla tela al digitale: la nuova arte di Beltracchi
Oltre ai dipinti, la mostra include una sezione dedicata alle opere digitali e NFT.
In questi lavori, Beltracchi unisce il gesto pittorico tradizionale alla riproducibilità infinita del mondo virtuale.
È un passo ulteriore nel suo percorso, dove l’arte diventa riflessione sul valore, sul tempo e sull’identità.
Il pensiero di Ugo Nespolo: l’arte come finzione produttiva
Nel catalogo della mostra, Ugo Nespolo firma un testo intitolato “L’arte: come se”.
Il maestro torinese riflette sul concetto di falso come finzione produttiva.
L’arte, scrive Nespolo, vive nel “come se”, in un gioco collettivo dove autenticità e illusione convivono e si alimentano a vicenda.
Un artista tra genio e provocazione
Oggi Wolfgang Beltracchi vive in Svizzera, nella regione di Lucerna.
Dopo gli anni della condanna, ha scelto di firmare finalmente con il proprio nome.
Le sue parole riassumono il senso del suo percorso:
«Non sono un truffatore. Sono un pittore che ha inventato il vero».
E a Torino, tra tele, pigmenti e riflessi digitali, invita il pubblico a chiedersi:
quanto vale davvero un’opera d’arte quando cade la firma?
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