Enogastronomia
Villar Focchiardo celebra la 76ª Sagra del Marrone: la più antica d’Italia
Dal 16 al 19 ottobre Villar Focchiardo ospita la 76ª Sagra del Marrone, la più antica d’Italia. Mostre, degustazioni, concorsi e tradizioni per celebrare il frutto simbolo della Valle di Susa.

VILLAR FOCCHIARDO – Da giovedì 16 a domenica 19 ottobre, Villar Focchiardo ospita la 76ª edizione della Sagra del Marrone, la più antica manifestazione italiana dedicata al frutto simbolo dell’autunno piemontese. La prima edizione risale infatti al 1949, e da allora la festa si tiene ogni anno la terza domenica di ottobre, a conferma del legame profondo tra il paese e i castagneti che lo circondano.
L’evento, patrocinato dalla Città metropolitana di Torino e inserito nel circuito GustoValsusa, celebra la tradizione castanicola locale attraverso mostre, concorsi, degustazioni e rievocazioni popolari.
Tra i momenti più attesi c’è la gara del peso, che premia il miglior produttore locale per il campione di 50 marroni più pesante e per il singolo frutto più grande. La ditta Cavargna, storica famiglia di raccoglitori di castagne in Valle di Susa, conferisce come ogni anno il prestigioso premio “Marrone d’Oro” al castanicoltore che più si è distinto nella valorizzazione del prodotto.
Non mancheranno poi i concorsi di composizioni creative con i marroni, le dimostrazioni di intaglio del legno, e la tradizionale mostra mercato dei prodotti tipici a cura della cooperativa La Maruna e dei produttori locali, con vendita di marroni freschi, farine, dolci e liquori artigianali.
La sagra è anche spettacolo e folclore: tra le vie del paese si potranno incontrare Pero e Gepa, le maschere tradizionali villarfocchiardesi, accompagnate dai “Barbis du Vilè”.
Le ragazze in costume tradizionale distribuiranno le immancabili “brusatà”, le caldarroste cotte sulla fiamma dai “brusatairo”.
Il programma prende il via giovedì 16 ottobre con la pesatura dei 50 marroni più grossi (ore 17–22) e prosegue nel weekend con degustazioni, spettacoli musicali e visite guidate ai castagneti secolari.
Marroni e castagne: come riconoscerli
Castagne e marroni provengono entrambi dal castagno (Castanea sativa), ma differiscono per dimensione, forma e qualità.
Il riccio della castagna può contenere fino a sette frutti, mentre quello del marrone ne racchiude al massimo tre, più grandi e tondeggianti. La buccia del marrone è più chiara e striata, la pellicina interna si stacca facilmente e il gusto è più dolce e aromatico.
Per queste caratteristiche il marrone è particolarmente apprezzato in pasticceria (marrons glacés), ma anche in risotti e zuppe. È un alimento ricco di potassio, ideale per chi pratica sport o attività fisica intensa.
In Valle di Susa, la coltivazione del castagno risale al periodo romano e si è sviluppata grazie ai monaci medievali, che ne fecero una risorsa economica fondamentale. Tra Villar Focchiardo e San Giorio, già nel XIII secolo era noto il Castagneretum di Templeris, di proprietà dei Templari, dove ancora oggi si trovano antiche ceppaie produttive.
Negli anni ’80 la coltura è stata rivalutata grazie all’impegno di produttori e cooperative locali, fino all’ottenimento, nel 2010, del marchio IGP “Marrone della Valle di Susa”.
Oggi la cooperativa La Maruna e aziende come Pognant Gros di San Giorio portano avanti questa eccellenza, garantendo produzioni sostenibili senza diserbanti e raccolte manuali tra fine settembre e inizio novembre.
Un patrimonio da custodire
La lavorazione del marrone richiede cura costante dei castagneti, minacciati da parassiti, muffe e furti.
La “raspollatura”, cioè la raccolta delle castagne cadute, è consentita solo in aree non coltivate o, nelle proprietà private, dal 1° novembre con autorizzazione scritta del proprietario.
La Sagra del Marrone non è quindi solo una festa, ma un omaggio a una tradizione agricola millenaria e a chi, con passione, mantiene viva la castanicoltura piemontese.


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