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Storia

Il Buco di Viso, il primo traforo alpino realizzato nel 1481 fra Crissolo e Ristolas é ora un’attrazione sotto al Monviso

Il Buco di Viso o Buco delle Traversette è una galleria scavata nella roccia lunga circa 75 metri che collega l’Italia son la Francia mettendo in comunicazione i territori di Crissolo e Ristolas. Il Buco di Viso si trova alle pendici del monte Granero, sotto il versante che separa la valle Po da quella francese del Queyras, ad un’altitudine di 2.882 metri.

Si tratta del primo traforo alpino della storia e una delle più antiche opere di ingegneria civile realizzate in alta montagna.

Per raggiungere il Buco di Viso dal versante italiano si raggiunge il Pian del Re raggiungendo il Vallone delle Traversette sino a Pian Mait. Proseguendo alle Casermette si arriva all’ingresso del Buco. Il tempo medio di percorrenza è di circa 3 ore.

L’interno del tunnel è privo di illuminazione e ha un’altezza media di 2,5 metri per circa 2 di larghezza. Per percorrere la galleria è necessaria una torcia o una luce frontale ed é consigliabile un caschetto di protezione.

Il Buco di Viso viene chiuso ogni anno al termine della stagione estiva per evitare eventuali danni provocati delle nevicate invernali e riaperto l’anno dopo in estate.

Il procedimento costruttivo utilizzato consisteva nell’alternare le operazioni di scavo a quelle di accatastamento di legname da ardere contro la parete rocciosa. Le fiamme intaccavano la roccia, che subiva un processo di calcinazione a seguito del quale si screpolava e si fendeva frammentandosi gradualmente. Successivamente si bagnava la roccia con grandi quantità di una soluzione di acqua bollente e aceto, gettata con forza per disgregarla anche internamente e renderla friabile per essere lavorata con picconi e pali in legno.

Gli scavi per il Buco di Viso furono avviati nel 1479 per la volontá del marchese di Saluzzo Ludovico II e del re di Provenza Renato D’Angiò: l’accordo venne sancito ad Arles il 22 settembre 1478. I lavori partirono nell’estate del 1479 dopo lo scioglimento delle nevi e si conclusero in circa 18 mesi da maestranze italiane, sotto la direzione degli ingegneri Martino di Albano e Baldassarre di Alpeasco e con un costo complessivo di 12 mila fiorini.
Il Marchesato di Saluzzo aveva bisogno di una via di commercio alternativa ai passi controllati dai Savoia, per evitare i dazi imposti sull’acquisto del sale proveniente dalle saline della Provenza. Si scelse di migliorare il percorso più rapido che prevedeva di scollinare attraverso il Colle delle Traversette. Grazie al completamento dei lavori ci fu un notevole aumento del traffico commerciale e il Buco di Viso divenne rapidamente un percorso privilegiato per il transito delle merci. Il Buco di Viso fu utilizzato anche per ragioni militari e nel 1486 lo stesso marchese Lodovico II lo usó per organizzare la sua fuga in Francia.

Dopo il Trattato di Lione del 1601 il Marchesato di Saluzzo venne annesso al Ducato di Savoia e il Buco di Viso perse la sua importanza strategica dal punto di vista commerciale e rimase chiuso per lungo periodo fino al 1837 quando ci fu un parziale ripristino su iniziativa degli abitanti della valle Po.
Il 25 agosto del 1907, grazie a un finanziamento disposto dal Governo italiano e al contributo della sezione di Torino del CAI il Buco di Viso fu restaurato e ammodernato
Altri importanti interventi sono stati eseguiti nel corso del 1998, finanziati dalle sezioni di Saluzzo ed Embrun del Rotary Club e dal 2014 il Buco di Viso è stato ristrutturato e ripristinato ed è accessibile agli escursionisti nei mesi estivi, rappresentando una delle principali attrazioni turistiche della valle Po.
Nel 2018, secondo i dati del Parco, sono stati registrati oltre 20 mila passaggi.


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