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I monumenti più belli da visitare nella città di Torino

Torino , antica capitale del regno sabaudo, dall’aspetto regale, culla del Risorgimento e teatro di grandi eventi storici per l’Italia, città industriale che ha saputo poi reinventarsi,  diventando polo di innovazione di sperimentazione artistica e culturale dove ci si perde attraverso maestosi monumenti che possono essere liberamente visitati.

Se si esplora la città per la prima volta non si può ignorare la Mole Antonelliana, edificio progettato da Antonelli, simbolo di Torino per eccellenza che spicca dal panorama della città sabauda, con i suoi 167,5 metri di altezza.

La Mole ospita al suo interno il museo nazionale del cinema, uno dei più visitati di Torino e unico esempio dedicato alla settimana arte in Italia.

Nel novecento il monumento della mole  subì, a fronte di avverse condizioni metereologiche, diverse revisioni.
La prima revisione avvenne nel 1904 quando fu abbattuto il Genio Alato che si trovava in cima alla mole, da un violento temporale e sostituito da una stella a cinque punte.
A seguire durante la seconda guerra mondiale, la mole antonelliana scampò miracolosamente ai bombardamenti che hanno coinvolto il centro di Torino.
La seconda revisione cominciò nel 1955 a causa anche stavolta di violente condizioni meteorologiche che provocarono il crollo di quasi 50 metri di guglia ,(punta del monumento) nel 1953.
La mole antonelliana, nuovamente sotto lavori, tornò allo splendore nel 1960 con una nuova guglia.
Nel 1964 fu installato il primo ascensore per raggiungere il “Tempietto” e godere di un panorama mozzafiato sulla città di Torino e sulle Alpi.

Nel centro di Torino , all’interno del Quadrilatero Romano, sorgono i resti di un’imponente costruzione romana risalente ai tempi di Julia Augusta Taurinorum.

Le Porte Palatine, nome comune con il  quale sono riconosciute descrivono ciò che rimane della Porta Principalis Dextera e cioè la Porta Palatinauna delle quattro porte della cinta muraria della città di Julia Augusta Torinorium , quella che conduceva all’ingresso occidentale della città.

Il nome deriva dalla vicina Palatium, antica sede del Senato, della Curia e dell’Amministrazione Civica, e successivamente sede dei sovrani longobardi, che pare sorgesse nel vicino Largo IV Marzo e di cui non sono state rinvenute tracce.

La Porta Palatina è un esempio di porta che richiudeva la città al suo interno come una fortezza, (porta urbica Romana), edificata all’inizio della nostra era.

E’ ritenuto il più cospicuo avanzo di Torino romana ed il più antico ed è  posta nella cortina muraria settentrionale.

Da essa partiva la strada che attraversava Settimo e Trino, e, in Lomellina , si biforcava per Milano e per Pavia , tenendosi sempre a nord delle colline del Monferrato.

La Porta Palatina è  composto da 2 torrioni di forma ottagonale uniti da una facciata con due file di finestre e 4 passaggi , 2 carrabili e 2 pedonali, uno per l’ingresso ed uno per l’uscita .

A Torino questa struttura è chiaramente riconoscibile dando una rapida occhiata alla cartina, ed è il motivo per cui la circolazione e l’orientamento al suo interno sono estremamente intuitivi.

In occasione dei Giochi invernali 2006 , l’intera area circostante le Porte Palatine è stata ridisegnata su commissione del Comune di Torino e rappresenta oggi una delle più antiche testimonianze storiche della civiltà romana, risalente al primo secolo a.c ,oltre a rappresentare uno dei monumenti meglio conservati a livello europeo.

Situato in Piazza Statuto si trova il Monumento al Traforo del Frejus.

Il monumento fu ideato nel 1871 dal conte Marcello Panissera di Veglio, allora presidente dell’Accademia Albertina, per commemorare la conclusione dei lavori al Traforo del Frejus ovvero una  galleria che collega la Francia con l’Italia.

I lavori cominciarono nel 1874 sotto la guida di Luigi Belli  che però non ne seguì la conclusione nel 1879, in quanto fu estromesso dal progetto  motivo per il quale arrivò addirittura a disconoscere l’opera poiché non rappresentava più il proprio progetto originale.
L’opera ha una struttura piramidale e rappresenta un blocco di roccia su cui cercano di arrampicarsi sette figure maschili in pietra bianca.

In cima al blocco è posta una figura angelica molto maestosa, fusa nel bronzo con le ali spiegate, che ha una penna nella mano sinistra e una stella ora mancante posta sul capo.

Al suo fianco vi è un masso su cui sono incisi in lettere dorate i nomi degli ingegneri che resero possibile il Traforo del Frejus: Sommelier, Grandis e Grattoni.

Il Traforo del frejus è una delle statue più discussa in quanto si trova all’interno di Piazza Statuto , luogo considerato il cuore della magia nera di Torino.

Una delle ipotesi più accreditate all’angelo del Traforo è che esso rappresentasse Lucifero, angelo ripudiato dal paradiso, che, con la mano protesa, sembra voler fermare o minacciare i corpi morenti a lui sottostanti;

Questa ipotesi sarebbe confermata dalla stella che fino a pochi anni fa ornava il capo dell’angelo, ma che venne rimossa “misteriosamente” durante il restauro del 2013.

Probabilmente il motivo principale della rimozione della stella è che era un simbolo esoterico troppo evidente.

La stella che teoricamente avrebbe dovuto simboleggiare il Pentalfa (o Pentagramma, o ancora Pentacolo), ovvero il simbolo della conoscenza, era rovesciata e poteva quindi assumere una connotazione diabolica.
Si crede anche che questo Lucifero abbia lo sguardo puntato verso Piazza Castello, fonte di energia positiva, per controllarla, e che il monumento stesso sia una porta verso l’inferno.
Un’altra ipotesi è che la statua rappresenti l’angelo Tauriel, il genus locii ovvero lo “spirito del luogo” che funge da guardiano di Torino insieme ad altri due angeli, anch’essi volti di Tauriel:, la vittoria alata del Colle della Maddalena e l’angelo dorato.

Il monumento a Giuseppe Garibaldi (1807-1882), eseguito da Odoardo Tabacchi , fu posto nel 1887 su corso Cairoli, in asse a via dei Mille.

Sul basamento, piattaforma che sostiene la statua, si possono vedere un leone, simbolo della forza del popolo, e una figura femminile, allegoria dell’Italia.

Il monumento fu inaugurato nel 1887 e secondo qualcuno alla base della statua c’è un messaggio segreto, un omaggio ad un personaggio meno noto nella storia d’Italia e di Torino, Massimo Lopez, attore e comico Italiano.

Sembra che il basamento sotto la statua vada a formare con la scritta posta in basso “I mille”, un volto umano.

Il monumento, non fu l’unica dedica della città all’eroe, infatti dal 1883 Via Dora Grassi si chiama Via Garibaldi,  dove al numero 22 era stata posta una lapide sulla facciata della casa in cui Garibaldi aveva deciso la spedizione verso Sud che avrebbe dato inizio all’Unità d’Italia.

 

Il Parco del Valentino è una delle più vaste aree verdi a Torino, situato lungo le rive del fiume Po.

Le sue origini risalgono alla seconda metà del 1600, quando la città sperimentò una nuova fase di urbanificazione.

Il parco del Valentino è stato, ed è, anche un importante teatro sociale, un luogo in cui numerose manifestazioni, eventi, iniziative pubbliche e spettacoli di intrattenimento hanno coinvolto i visitatori per quasi due secoli.

Oggi, questo parco si distingue anche per la presenza del famoso Borgo Medievale di Torino, allestito per rendere tributo alle antiche tradizioni storiche e culturali del Piemonte e delle regioni limitrofe.

 

Oltre al borgo medievale e alle bellezze naturalistiche, nel Parco del Valentino è possibile ammirare numerose statue e fontane. Tra queste le più importanti sono sicruamente: La Statua di Massimo D’Azeglio , il busto dedicato allo scopritore della nitroglicerina Ascanio Sobrero, il busto dedicato a Cesare Battisti , l’Arco del Valentino o Arco dell’Artigliere e la fontana dei ceppi, conosciuta anche con il nome di Fontana dei dodici mesi, costituita da una grande vasca in stile rococò circondata da dodici statue.

Passando da  Via Principe d’ Acaja 11 si può ammirare, Casa Fenoglio – La Fleur.

L’edificio fu progettato nel 1902 dall’ingegnere Pietro Fenoglio , nel clima di piena adesione al gusto dell’Art Nouveau consacrato in quell’anno dall’Esposizione Internazionale di Arte Decorativa Moderna che si tenne nei padiglioni realizzati sulle sponde del Valentino.

Prevista come casa-studio del progettista secondo un uso diffuso in Francia , la costruzione consentì a Fenoglio di liberare il proprio estro creativo.

Alla conclusione dei lavori, la proprietà fu ceduta agli imprenditori La Fleur.

Sebbene la struttura mantenga tratti tradizionali, gli apparati decorativi si ispirano al repertorio floreale, come indicano gli elementi che fanno parte della torre angolare.

La costruzione è  arricchita nel prospetto del bow- window ovvero balconi chiusi che sporgono dalla facciata dell’edificio , con  ampi vetri colorati, dal taglio ondivago da un’elegante linea sinuosa .

L a palazzina risulta infatti improntata alla migliore lezione del liberty belga e francese non solo nella scelta dei moduli decorativi, ma anche per la  coerenza stilistica, obiettivo che spinse Fenoglio a disegnare personalmente anche il più minuto dettaglio, tanto da assicurare all’opera una notorietà di respiro internazionale.

 

Il parco conosciuto come Parco della Pellerina ,  si estende per circa 837.000 metri quadrati ed è  attraversato in diagonale dalla Dora Riparia e prende il nome dalla omonima cascina, di proprietà dei marchesi Tana  risalente al ’600, che ancora oggi esiste nelle sue vicinanze.

È il parco più esteso di Torino: nel parco è presente l’area cani più vasta della città e vi sono disseminate numerose sculture moderne.

La prima ipotesi di realizzare questo Parco comparve nel Piano Regolatore della Città di Torino del 1906, ma si dovette attendere fino al 1934 perché iniziassero i lavori di sistemazione, inizialmente riguardanti la sola sponda destra del fiume Dora Riparia.

Nel secondo dopo guerra si procedette ad ulteriori interventi, continuando l’accumulo di macerie provenienti dallo sgombero degli edifici danneggiati dai bombardamenti aerei.

il parco, successivamente,  venne ampliato fino a Corso Lecce, con la formazione del primo piazzale per gli spettacoli viaggianti.

Si aprì il cantiere sulla zona della sponda sinistra della Dora dove fino ad allora dominavano i depositi di materiali ferrosi delle fonderie di Corso Regina Margherita, fino a gli anni 80 in cui si conclusero i lavori.

Il Parco della Pellerina ,ospita uno stagno, nato a seguito dell’allagamento occasionale verificatosi durante l’alluvione del 2000.
La permanenza di acqua stagnante in questa zona depressionaria del Parco ha dato origine alla spontanea formazione di una zona umida di discrete dimensioni, con profondità variabile da 10/15 cm a 80 cm, sui cui bordi è possibile distinguere un canneto ben sviluppato.

Questo viene nominato il regno della canna di palude che presenta  con la tifa a foglie strette  e il giunco di palude.
L’area è stata ritenuta dall’Amministrazione Comunale un habitat da proteggere e preservare, in quanto ecosistema di fondamentale importanza dal punto di vista naturalistico, perché caratterizzato da una flora estremamente specializzata e sensibile ai cambiamenti ambientali, ove possono trovare vita molte specie di uccelli, anfibi e rettili.

 

 

 

 

 

 

 


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