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Alla scoperta delle meraviglie del biellese: Biella- Santuario di Oropa- Parco Burcina – Sagliano Micca- Rosazza

In questo itinerario ci spostiamo ad ovest/ nord-ovet nella provincia di Biella a ridosso delle alpi per ammirare la bellezza dei paesaggi dei monumenti degli edifici storici e per gustare le prelibatezze della zona.

Biella

Si parte in questo nuovo itinerario dal capoluogo di provincia di Biella. Essa è situata ai piedi delle Alpi Biellesi, e la sua esistenza è attestata sin dall’alto Medioevo. Nel corso della sua storia Biella ebbe diverse dominazioni e nell’ Ottocento Biella conobbe un grande sviluppo urbanistico e industriale, divenendo presto nota per le sue industrie tessili.

Numerosi sono gli edifici e artistici e storici come il battistero, la cattedrale, il campanile di Santo Stefano e numerose ville e palazzi. Ad ottobre 2019 è diventata Città Creativa UNESCO.

La città si può suddividere in due parti: Biella alta che corrisponde alla parte antica, e Biella bassa la parte più recente. Le due parti sono collegate da una funicolare. Biella alta è chiamata anche Il Piazzo, borgo medioevale che è considerato il cuore della città e fino al XIX secolo era sede del municipio. All’interno del borgo si possono ammirare spunti architettonici tipicamente medioevali come piazza Cisterna e la duecentesca chiesa di San Giacomo. Il borgo è collegato al resto della città con numerose coste e salite medioevali, ma vi si può accedere più comodamente utilizzando la funicolare.

Per la storia della città il XVII secolo vide le guerre contro i francesi e gli spagnoli con l’occupazione francese nel 1704; nel 1706 l’eroico soldato biellese Pietro Micca salvò a prezzo della propria vita la città di Torino e di conseguenza Biella dall’invasione francese. Nella seconda guerra mondiale Biella, una delle città fulcro della Resistenza in Piemonte, fu teatro di intense lotte partigiane. Luogo della memoria della resistenza partigiana contro il nazi-fascismo è Villa Schneider, un edificio storico divenuto poi sede di un assessorato comunale e di una sala permanente della memoria allestita a ricordo degli eventi accaduti nel Biellese negli anni che vanno dal 1943 al 1945.

La città di Biella è tra le città decorate al valor militare per la guerra di Liberazione insignita il 31 marzo del 1980 della medaglia al valor militare per la sua attività nella lotta partigiana durante la seconda guerra mondiale.

Da visitare nel capoluogo sicuramente il centro città dove è situato il duomo dedicato al patrono Santo Stefano Il Piazzo, ricco di atmosfere medievali e di pregevoli palazzi del XV secolo e del XVI secolo, un esempio è Palazzo Cisterna situato nell’omonima piazza.

Nella città bassa si trovano importanti monumenti come il Battistero romanico (X-XI secolo) con all’interno affreschi del XIII secolo e la rinascimentale basilica di San Sebastiano (1504), ancora intatta all’interno, conserva ottime pitture di artisti piemontesi. Il chiostro di San Sebastiano ospita il Museo del Territorio, in cui sono esposti reperti di una necropoli romana, ceramiche e quadri, soprattutto degli ultimi due secoli.

Particolare interesse riveste, sul piano dell’architettura il moderno Palazzo Boglietti, sede di un centro culturale

Tra le tradizioni culinarie sicuramente c’è uno dei dolci tradizionali di Biella è il Pan d’Oropa. Esso risulta inventato nel 1935 da alcune donne della zona e veniva spedito ai soldati in guerra sul fronte etiopico. Oggi il pan d’Oropa è una specialità preparata nei principali forni della città. Altro piatto tipico della tradizione biellese è la Polenta Concia. Viene cucinato con polenta, burro e maccagno.

 

Santuario di Oropa

Nella città è presente un grande luogo di culto è il Santuario mariano di Oropa, situato a una dozzina di chilometri dal capoluogo nella frazione Oropa, a circa 1.159 metri di altitudine, in un anfiteatro naturale di montagne che circondano la sottostante città e fanno parte delle Alpi Biellesi e meta di pellegrinaggi di devozione mariana.

Il santuario di Oropa è un santuario mariano, dedicato alla Madonna Nera, comprende, oltre a un Sacro Monte (il Sacro Monte di Oropa), la chiesa originaria sorta sulla base di un antico sacello e il santuario attuale vero e proprio, dotato di diverse strutture destinate all’ospitalità di fedeli e turisti.

Nel marzo del 1957 papa Pio XII l’ha elevato alla dignità di basilica minore. Come parte del sistema dei Sacri Monti del Piemonte e della Lombardia, il Sacro Monte di Oropa è stato dichiarato nel 2003 patrimonio dell’umanità dell’UNESCO.

Secondo la tradizione, il santuario di Oropa venne fondato da Sant’Eusebio vescovo di Vercelli nel IV secolo.

Della prima metà del Trecento è la statua gotica della Madonna nera che si venera nel santuario. Alla Vergine sono attribuiti numerosi miracoli e grazie particolari. Inizialmente il simulacro della Vergine era ospitato in un sacello, il cui sito è ancora visibile nella parete nord della basilica antica, presso un masso erratico, che probabilmente era stato un luogo di culto precristiano.

Nelle cronache relative alla fondazione del santuario si narra che la statua della Madonna Nera fosse stata nascosta da sant’Eusebio sotto un masso erratico per impedire che essa cadesse nelle mani degli eretici. Sopra tale masso gli abitanti di Fontainemore costruirono nel primo Settecento una cappella, oggi detta del Ròc (ovvero del masso). Quella di Oropa è comunque la vicenda più duratura e meglio documentata del Piemonte dell’utilizzo rituale di un masso erratico.

All’interno del santuario si trova anche un osservatorio meteo-sismico fondato nel 1874 per opera del padre barnabita Francesco Denza di Napoli, fondatore anche del Regio osservatorio Carlo Alberto di Moncalieri e della rete di oltre trecento osservatori nel Regno d’Italia. L’osservatorio di Oropa fa parte della rete meteo regionale del Piemonte e della rete sismica sia regionale che nazionale; attualmente è ancora attiva la stazione meteorologica di Oropa.

 

Parco Burcina

Sempre all’interno del comune biellese e un pezzettino nel comiune di Pollone troviamo la riserva naturale del Parco Burcina-Felice Piacenza, un’area naturale protetta di circa 57 ettari istituita nel 1980 con legge della Regione Piemonte.  La riserva sorge sul colle, o bric, Burcina e si occupa della tutela delle caratteristiche naturali, ambientali e paesaggistiche della zona. Più specificatamente cura la valorizzazione delle attività della riserva stessa, oltre che della promozione dell’attività scientifica, culturale e didattica del luogo con un’attività che interessa il mondo della scuola.

Data la sua posizione relativamente isolata la Burcina è ben riconoscibile dalla maggior parte del territorio biellese. Costruito a imitazione dell’opera della natura, il parco è raggiungibile attraverso le principali vie di comunicazione che conducono a Biella. È intitolato a Felice Piacenza, principale fautore dell’area verde e figlio di colui che ne acquistò per primo l’area, ovvero Giovanni, industriale del settore della lana, nativo di Pollone, che nella prima metà dell’Ottocento decise di adibire a parco il colle della Burcina ispirandosi allo stile del giardino paesistico in voga in Inghilterra fin dal XVIII secolo.

La principale attrattiva della Burcina è la collezione di rododendri che occupa una conca di circa due ettari, e che tra maggio e giugno, durante la fioritura, rappresenta uno spettacolo veramente di eccezione. Sono inoltre presenti numerose conifere e latifoglie esotiche, perfettamente integrate con la vegetazione; si possono ammirare tra gli altri: l’albero dei fazzoletti, diverse cultivar di faggio, sorbo acero, prunus da fiore, pini, abeti, larici, sequoie, cipressi, oltre ad una collezione di rose antiche.Un grande bosco ed un giardino ben caratterizzato: questi sono i due aspetti, solo apparentemente antitetici del Parco Burcina. Il bosco fa da contorno e da sfondo al Parco, insieme raggiungono un equilibrio di rara bellezza. Il giardino è informale, paesistico, le piante sono disposte con apparente casualità, ad imitazione di ciò che avviene in natura: boschetti alternati a prati e radure, grandi alberi isolati; la vista a volte è chiusa da barriere verdi a volte può spaziare sia verso la pianura sia verso le montagne retrostanti. Una strada tortuosa si inerpica sino alla sommità del colle offrendo ad ogni svolta sempre nuove emozioni e sorprese.
Come nei giardini paesistici anche nel Parco Burcina sono state introdotte molte specie esotiche perfettamente inserite nel disegno generale del parco; nel bosco invece si ritrovano le latifoglie tipiche dei nostri ambienti: faggi, castagni, aceri, frassini, querce, ciliegi, betulle. La Riserva Naturale Speciale del Parco Burcina occupa una posizione strategica per quanto riguarda il passo degli uccelli. Osservando il brich Burcina da una delle montagne circostanti, questo appare isolato tra le montagne e la pianura, luogo di sosta ideale per le specie migratrici, che qui trovano tranquillità e protezione in quanto da molti anni la caccia non è più praticata e la copertura forestale offre riparo e possibilità di cibo ad uccelli e piccoli mammiferi.

 

Sagliano Micca

Continuando sul percorso dell’itinerario si giunge a Sagliano Micca. Il nome del paese deriverebbe dal nome proprio latino Sallius. Nel 1864 al nome Sagliano venne aggiunto Micca in onore di Pietro Micca, nativo di Sagliano storicamente ricordato per l’episodio di eroismo nel quale perse la vita e che consentì alla città di Torino di resistere all’assedio francese del 1706, durante la guerra di successione spagnola. Il territorio di Sagliano fu abitato fin dall’antichità, come prova il ritrovamento nei pressi del paese di un’urna contenente monete bronzee dell’età imperiale. Da visitare il Museo Storico Casa di Pietro Micca; la Casa natale di Pietro Micca: si tratta di una modesta abitazione della quale è stato mantenuto l’arredamento originale; oltre a numerose lapidi che ricordano i visitatori più illustri conserva, nel libro firme, gli autografi di personaggi storici quali Giuseppe Garibaldi e Vittorio Emanuele II di Savoia, le Parrocchiale dei Santi Giacomo e Stefano, edificata nei primi anni del XVII secolo, Chiesa dei Santi Fabiano e Sebastiano, del XVI secolo ma rimaneggiata nel Seicento, Chiesetta della Trinità.

 

Rosazza

Continuando a salire ci si imbatte in uno dei borghi più misteriosi d’Italia, detto anche il borgo costruito dagli spiriti: Rosazza. il suo legame con l’esoterico e il magico sono legati alla figura di Federico Rosazza, Senatore del Regno, già membro della Giovane Italia mazziniana e Gran Maestro Venerabile della massoneria biellese.

È proprio a Federico Rosazza che si deve la costruzione costruire molte opere per la popolazione della Valle Cervo. In particolare, in queste opere si riscontrano numerosi elementi e simboli legati alla massoneria e all’occultismo. Interessi questi che il filantropo e politico italiano condivideva con un suo grande amico, il pittore e architetto Giuseppe Maffei, originario di Graglia, altro piccolo comune in provincia di Biella. Sembra infatti che, il Gran Maestro Venerabile della massoneria biellese, tenesse le riunioni proprio presso la torre civica del Palazzo comunale di Rosazza.

 

luogo pieno di fascino soprattutto per il suo caratteristico paesaggio architettonico. Un borgo di arte e di cultura con monumenti arrivati fino ai giorni nostri perfettamente intatti e che testimoniano un passato ricco di storia.

La costruzione del castello, per volere di Federico Rosazza, fu avviata nel 1883 con l’innalzamento della torre guelfa e della palazzina sottostante, poi ampliata in due successive fasi, ed ebbe termine nel 1899, con il completamento della grande galleria dove il nobile intendeva esporre i suoi dipinti.

L’edificio fu progettato da Giuseppe Maffei sfruttando il tema dell’estetica della rovina: false muratura sbrecciate trattate con acido nitrico, finti colonnati ed architravi, allo scopo di richiamare gli antichi templi di Paestum e chiari riferimenti esoterici alla massoneria.

Il castello è circondato da un ampio giardino e l’ingresso è realizzato tramite un arco in pietra sbrecciata che riproduce l’arco di Volterra, opera etrusca del IV secolo a.C; qui campeggiano le teste di tre valligiane con una stella a cinque punte tra i capelli.

Il Palazzo Comunale, dove sembra che Federico Rosazza tenesse le sue riunioni massoniche, ha la torre con merlature ghibelline e una scala di marmo bianco tramite cui si raggiungono i piani superiori. L’edificio religioso invece è decorato all’ interno da un grande cielo stellato, dove sono ben visibili le costellazioni dell’Orsa Maggiore e Minore, la Via Lattea e la Croce del Sud.

Per le strade del borgo si possono scorgere inoltre numerose rose scolpite, anch’esse simbolo dell’ordine massonico, stelle a cinque punte, clessidre, scale a pioli e anche una svastica, che in quel tempo però non aveva il significato negativo che ha oggi.

Altri luoghi di interesse sono: il cimitero monumentale raggiungibile attraversando il ponte di pietra a tre arcate; le fontane disseminate lungo tutto l’abitato, differenti tra loro ma contrassegnate sempre dagli stessi simboli, la rosa e la stella a 5 punte; la Casa Museo di Rosazza, testimonianza dell’alto livello raggiunto dagli abitanti del borgo nel tradizionale mestiere di muratore scalpellino.

 


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